Gli operatori telefonici virtuali convengono o no?

  • 16 Ottobre 2018

Con i mutui, le banche - ed anche le società finanziarie - concedono dei prestiti ai clienti per permettergli di effettuare degli acquistare di beni (solitamente immobili). Gli istituti bancari tendono a finanziare una grossa parte della spesa, ma non la totalità, tutelando in questo modo il capitale, nel caso in cui lo stesso bene dovesse essere venduto all'asta per recuperare il prestito riconosciuto ma non onorato.

Fisso o variabile, che differenza c'è? Nel primo gli interessi non subiscono variazioni, nel secondo  sì perchè ancorati a indici prefissati (come gli Euribor) e condizionati dall'ormai famosissimo spread, il differenziale di rendimento tra due titoli di stato.

Nella scelta da effettuare, dunque, non è possibile dare una risposta secca. Ma bisogna innanzitutto analizzare l'andamento dei mercati finanziari, è proprio lì che potremo trovare maggiori chiarimenti. Se l'economia gode di un buon momento, se sale l'inflazione e nel lungo periodo i tassi tendono ad aumentare, converrebbe scegliere un mutuo a tasso fisso. Di fronte all'aumento dei tassi, infatti, questa scelta eviterebbe di dover pagare di più proprio nel lungo periodo. Con una previsione di abbassamento dei tassi, invece, bisognerebbe scegliere un tasso variabile, in modo da pagare interessi decisamente minori rispetto al primo.

Assolutamente da non trascurare alcune variabili che possono trasformare in poco tempo le sorti del mercato e far impennare sensibilmente le spese. Per il suddetto motivo, ci sono soluzioni interessanti come i mutui a tasso variabile con cap, utili a garantire un tetto al potenziale aumento degli interessi; la rinegoziazione; il passaggio da una tipologia di mutuo all'altro oppure allungare la durata dello stesso per "alleggerire" le spese mensili. Tutte soluzioni che, in periodi di difficoltà economica generale, i clienti valutano come delle vere e proprie ancore di salvataggio.

Commenti

Lascia il tuo commento

Invia